GLI EVENTI DI IMMAGINARIA 2022

VENERDÌ 22 APRILE

ore 19.30 Sala 1 Cerimonia inaugurale

Presentazione del Festival
Omaggio a Liana Borghi

Saluto di Giovanna Foglia Testimonial 2022
e fondatrice di Trust Nel Nome della Donna
https://trustnelnomedelladonna.org/

Saluto delle rappresentanze istituzionali

Lancio del 1° LGBT+ History Month Italia
con Federica Folino Gallo e Oscar Silvi Bertolissi
https://www.lgbtplushistorymonth.it/

LGBT History Month

SABATO 23 APRILE

ore 12.00 Sala 2 L’Angolo della Letteratura
Presentazione del libro “Architetture del desiderio. Il cinema di Céline Sciamma”, a cura di Federica Fabbiani e Chiara Zanini. Con un’intervista a Céline Sciamma, Asterisco Edizioni 2021, pp. 172 ISBN 979-12-80227-04-1
Ne parlando Federica Fabbiani, Ilaria De Pascalis, Chiara Zanini

Identità, desiderio, trasformazione. Sono questi gli elementi ricorrenti nella filmografia di Céline Sciamma, regista francese tra le più originali della cinematografia contemporanea. Molti i ribaltamenti e le manomissioni che Sciamma introduce nelle narrazioni per far saltare i codici prestabiliti e liberare una diversa possibilità narrativa sullo schermo. I suoi film – la trilogia sull’adolescenza, il Ritratto della giovane in fiamme e il recente Petite maman – e le sue sceneggiature – sia per la televisione, sia per il cinema – mettono in scena linee di forza multiformi e contrastanti attraverso cui la norma si scontra con una pluralità di modalità resistenti – specialmente in termini di genere, razza, classe. È attraverso la forza dei corpi delle personagg* e nel racconto delle loro storie che questa monografia a più mani costruisce la mappatura dell’universo filmico di Sciamma per restituire la sua poetica di resistenza creativa a precise meccaniche di potere, maschili ed escludenti, che ancora troppo spesso contaminano l’immaginario.

Con i contributi di Federica Fabbiani, Chiara Zanini, Silvia Nugara, Elisa Cuter, Daniela Brogi, Ilaria Feole, e con la postfazione di Ilaria A. De Pascalis.

Federica Fabbiani Giornalista e scrittrice, ha analizzato attraverso la critica cinematografica lesbica il modo in cui lo sguardo orienta e condiziona la percezione di sé al tempo della ipervisibilità mediatica del lesbismo (Sguardi che contano, Iacobelli 2019); con la lente del femminismo ha indagato la serialità televisiva (Zapping di una femminista seriale, Ledizioni 2018). Cura un podcast sul cinema lesbico: Reno, 1959. Collabora con la rivista femminista «Leggendaria», per cui scrive di cinema e serie tv; ha scritto di Sense8 nel volume collettaneo Il tempo breve (Iacobelli 2018) e di Tales of the city in Queer Gaze (Asterisco, 2020).
È programmer di Some Prefer Cake | Bologna Lesbian Film Festival che si tiene ogni anno nella seconda metà di settembre. Si è appassionata, nel passato, di giornalismo online (Un mare di notizie, Etas 2003), di cinema lesbico (Visioni lesbiche, 40k 2013), di tecnologia e media (vari saggi in volumi collettanei).

Chiara Zanini è critica e collaboratrice di numerose testate, tra cui Rolling Stone, Wired, Sentieri Selvaggi, Il giornale dello spettacolo, Facta, Valigia Blu, Il Fatto Quotidiano, Jacobin, Artribune, Corriere delle migrazioni. Ha curato con Federica Fabbiani la prima monografia dedicata alla regista Céline Sciamma (Architetture del desiderio. Il cinema di Céline Sciamma, edito da Asterisco) e ha scritto l’introduzione a un volume dedicato al cinema di Valentina Pedicini dal titolo Nostalgie urbane (edizioni editpress). Si interessa di cultural studies, gender studies, politica e diritti umani. Cura una newsletter dedicata alla registe donne e non binary, chiamata Cineaste, e collabora con alcuni festival come selezionatrice e addetta stampa.

Ilaria A. De Pascalis è professoressa associata presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università degli Studi Roma Tre, dove è titolare dei corsi di Analisi del testo filmico e audiovisivo, Cinema contemporaneo e serialità televisiva e dei laboratori di Fotografia contemporanea e display fotografico e Sceneggiatura per il cinema. Ha pubblicato saggi in riviste e libri collettanei e ha partecipato a numerosi convegni internazionali, concentrandosi sul cinema europeo in una prospettiva transnazionale, Feminist Film Theory, Gender Studies e Queer Theory, le narrazioni contemporanee, lo storytelling crossmediale e la globalizzazione, i generi narrativi nel cinema e nella serialità televisiva. È stata anche docente a contratto presso La Sapienza Università di Roma e l’Università di Cassino, e assegnista di ricerca presso l’Università Roma Tre e l’Università di Bologna. È autrice di Commedia nell’Italia contemporanea (Il Castoro, 2012) e Il cinema europeo contemporaneo: scenari transnazionali, immaginari globali (Bulzoni, 2015), e ha curato con Paola Brembilla il volume collettaneo Reading Contemporary Serial Television Universes: A Narrative Ecosystem Framework (Routledge 2018) e con Lorenzo Marmo il dossier su Superfici, confini, formati: le immagini contemporanee per la rivista “Imago. Studi di cinema e media” (2020). Maggiori informazioni sulle pubblicazioni possono essere trovate sul profilo della docente sul sito dell’Università Roma Tre.

ore 12.00 Foyer
Presentazione della nuova Associazione Mujeres Nel Cinema APS

Mujeres nel Cinema è una rete di professioniste del cinema e dell’audiovisivo volta a dare priorità all’impiego di donne in tutti i settori, dalla collaborazione fra professioniste, allo scambio di informazioni e contatti, al reciproco supporto, fino alla focalizzazione su temi che includano e valorizzino maggiormente un universo femminile attuale e contemporaneo. Dal marzo 2022 il gruppo è diventato un’Associazione APS, una figura legale che può da un lato farsi interlocutrice di maggiore incisività nel dialogo con produzioni, piattaforme e istituzioni, e dall’altro collocarci a maggior titolo nella costellazione di associazioni di settore simili, già operanti con successo a livello internazionale”.

“Mujeres nel Cinema punta a incrementare la presenza delle donne e dei talenti femminili, in tutti i ruoli professionali dell’industria cinematografica, e lo fa ogni giorno pubblicando decine di annunci di lavoro rivolti solo alle donne. È il nostro modo di creare sostegno e solidarietà, aprendo un varco accessibile a tutte al mondo del cinema. Una possibilità che fino alla nascita di Mujeres nel Cinema era raggiungibile solo attraverso canali più elitari. Per sfondare il soffitto di cristallo che limita i nostri diritti in ogni ambito della professione, abbiamo bisogno di crescere, di diventare una rete sempre più numerosa, forte e solidale”.
Da: https://www.mujeresnelcinema.it/

ore 16.00 Foyer L’Angolo della Letteratura
Dopo la proiezione del documentario in anteprima italiana IN HER WORDS: 20th CENTURY LESBIAN FICTION, si terrà il dibattito “La letteratura lesbica del XX secolo” con Giuliana Misserville e Valeria Viganò

Giuliana Misserville si occupa di critica letteraria femminista e ha di recente pubblicato il saggio “Donne e fantastico. Narrativa oltre i generi” (Mimesis 2020) e cocurato assieme a altre “SIL/labario. Conflitti e rivoluzioni di femminismi e letteratura” (Iacobelli 2022). Assieme a Federica Fabbiani ha ideato e realizzato “La mano sinistra. Il podcast delle storie fantastiche” in corso di diffusione sulle maggiori piattaforme.

Valeria Viganò, scrittrice, è nata a Milano e vive a Roma. Ha pubblicato: Il tennis nel bosco (Theoria); Prove di vite separate (Rizzoli); L’ora preferita della sera (Feltrinelli); Il piroscafo olandese (Feltrinelli); Siamo state a Kirkjubaerklaustur (Neri Pozza); La Scomparsa dell’Alfabeto (Nottetempo); Sulle Amazzoni (Jacobelli). E in numerose raccolte di racconti (Mondadori, Bompiani, Theoria, Giunti, Tropea,).  Ha collaborato con L’Unità per trent’anni, La Repubblica e Il Sole 24 ore. Ha scritto per il Teatro e per Radio RAI. Ha tradotto per diverse case editrici romanzi e saggi. Ha creato Dalle grandi madri alle grandi figlie, primo convegno sulla letteratura lesbica in Italia alla Casa delle Letterature e Femminismi a confronto con l’Istituto di Cultura Polacco. E’ chief editor de La Rivista Intelligente, web magazine. Da trent’anni è docente di scrittura narrativa (Omero, John Cabot, Casa delle Letterature, Casa Internazionale delle Donne, Nottetempo edizioni) e da dieci anni ha fondato la Scuola di Scrittura Narrativa Valeria Viganò. Lavora come editor e counselor.

ore 18.00 Sala 2
Dopo la proiezione del documentario THE WOMEN OF THE BAUHAUS,
in collaborazione con il Goethe Institut Roma, si terrà il dibattito “Le donne del Bauhaus” con Susanne Radelhof, Chiara Bellingardi, Joachim Bernauer e Carmen Hof

Susanne Radelhof, produttrice e regista cinematografica, ha studiato cultura dei media e comunicazione visiva all’Università Bauhaus di Weimar e a Valencia e ha completato un tirocinio in giornalismo. Come regista ha realizzato diversi documentari presentati in numerosi festival internazionali e come produttrice creativa, sviluppa e supervisiona documentari per la televisione pubblica e per il cinema. Dà supporto alla società di produzione Koberstein Film nello sviluppo di progetti. Vive e lavora fra Berlino e Weimar.

Chiara Belingardi, PhD in “Progettazione della Città, del Territorio e del Paesaggio”, ha lavorato sul tema della città delle differenze con la ricerca “Tecniche Sapienti” sul ruolo delle donne nella progettazione e nella pianificazione. Fa parte di Minerva Research Lab (Sapienza), dell’Atelier Città di IAPh Italia (Associazione Internazionale delle Filosofe) e della rete interuniversitaria CaSaDi. Inoltre è parte del comitato organizzatore del Master “La visione di genere nella pianificazione e progettazione urbana e territoriale: metodi e tecniche”. Attualmente è Senior Consultant per il Piano Strategico della Città Metropolitana di Roma Capitale. Tra i suoi temi di ricerca: la partecipazione, le pratiche di autorganizzazione, i commons, la città delle differenze e il diritto alla città. Tra le sue pubblicazioni “Comunanze urbane. Autogestione e cura dei luoghi” (FUP, 2015) e “La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione” con F. Castelli e S. Olcuire (a cura, Iaph Italia, 2019).

Joachim Bernauer, direttore del Goethe Institut di Roma e del Goethe-Institut in Italia

Carmen Hof Attualità / Letteratura / Cinema e Media/ Cineteca del Goethe-Institut in Italia

DOMENICA 24 APRILE

ore 12.00 Foyer L’Angolo della Letteratura
Presentazione del libro “Veronica e il diavolo”, Fernanda Alfieri, Einaudi 2021, Frontiere, pp. 376, € 21,00  ISBN 9788806211066
Ne parlano Fernanda Alfieri e Laura Schettini

È il 23 dicembre 1834 quando due gesuiti bussano a una porta di via di Sant’Anna. Sono stati chiamati al capezzale di una giovane donna «ritenuta ossessa», Veronica Hamerani, per liberarla dagli assalti del demonio. Inizia cosí questa vicenda inquietante, di cui la storica Fernanda Alfieri compie un’accuratissima ricostruzione partendo dal ritrovamento di un manoscritto nell’Archivio generale della Compagnia di Gesú. È il diario che gli esorcisti hanno tenuto durante i mesi in cui si è protratto il rito: non solo è un racconto disturbante, in cui “il diavolo”, tra violenti improperi e battute in romanesco, prende direttamente la parola, ma è anche la testimonianza straordinariamente viva delle tensioni di un’epoca. Da una parte lo sguardo della Chiesa, la convinzione che il Maligno abbia preso possesso del corpo della ragazza e la volontà di riportarlo, quel corpo, sotto il proprio controllo; dall’altra quello della medicina che vede le convulsioni di Veronica come una malattia curabile, l’isteria. Dall’anziano padre Kohlmann, che aveva attraversato i continenti, fuggendo dalla Francia in Rivoluzione e approdando, attraverso l’Impero russo, negli Stati Uniti, e ogni volta vedendo il mondo, il suo mondo di antico regime, distrutto da un tempo presente ingovernabile; al giovane malinconico padre Manera, il piú colto e dubbioso (e se la ragazza stesse solo fingendo?) E poi i medici, la famiglia, il Vaticano, la Roma papalina, tesa tra la superstizione e la modernità, fra la chiusura e il cosmopolitismo. Tutti sguardi e volontà di controllo che si stringono intorno al corpo di Veronica. Lo scrutano, lo misurano, lo interpretano. Lo zittiscono. A questo corpo conteso, a questo nome cancellato, a questa parola sottratta, Fernanda Alfieri restituisce la dignità di una storia. Veronica e il diavolo è uno spaccato affascinante e perturbante della nostra storia, del nostro rapporto con la scienza e col soprannaturale, dell’intreccio violento fra saperi e poteri.

Fernanda Alfieri ha conseguito la laurea in Lettere moderne presso l’Università di Bologna con una tesi in Storia moderna dedicata alla criminalizzazione dell’amore fra donne nella letteratura giuridica e teologica europea fra XV e XVIII secolo, e il Dottorato in Studi storici presso l’Università di Trento con uno studio dedicato alla letteratura teologica post-tridentina in materia di matrimonio. Attualmente insegna all’Università di Bologna, dopo avere svolto lunghi anni di ricerca presso l’Istituto storico Italo-Germanico in Trento della Fondazione Bruno Kessler (on leave). I suoi studi indagano la storia della sessualità nella lunga età moderna e il rapporto fra scienza e religione. E’ stata Invited scholar presso Centre of Excellence for the History of Emotions (Perth, Melbourne), Institute for European Medieval and Renaissance Studies, Waseda University, Tokyo, e Visiting scholar presso Max-Planck-Institut für Bildungsforschung, Gefühle Geschichte, Berlin. Già docente a contratto presso l’Università degli Studi di Roma Tre e le Università di Trento e Verona, fra le sue pubblicazioni: Nella camera degli sposi. Tomás Sánchez, il matrimonio, la sessualità (secoli XVI-XVII), Bologna, il Mulino, 2010; Il corpo negato. Tre discorsi sulla castità in età moderna, Bologna, Edizioni Dehoniane Bologna, 2014; con V. Lagioia (a cura di), Infami macchie. Sessualità maschili e indisciplina in età moderna, Roma, Viella, 2018; Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021; con T. Jinno, Christianity and Violence in the Middle Ages and Early Modern Period. Perspectives from Europe and Japan, Berlin, De Gruyter, 2021. Vai al Curriculum

Laura Schettini, ricercatrice (Storia contemporanea) presso l’Università di Padova. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia delle donne e dell’identità di genere all’Università di Napoli L’Orientale (2005), dove successivamente è stata anche assegnista di ricerca e docente del corso Gender History. Dal 2012 al 2016 è stata membro del direttivo nazionale della Società italiana delle storiche. Dal 2018 è redattrice della rivista semestrale «Genesis». Tra le  sue pubblicazioni Il gioco delle parti. Travestimenti e paure sociali tra Otto e Novecento (Le Monnier 2011), che ha vinto il premio SISSCO 2012; La violenza contro le donne nella storia. Contesti, linguaggi, politiche del diritto (a cura di Simona Feci e Laura Schettini), Viella 2017 e l’ultimo libro Turpi traffici. Prostituzione e migrazioni globali (1890-1940) (Biblink 2019) che ha vinto il premio Gisa Giani 2020-21.

ore 16.00 Sala 2
Dopo la proiezione del documentario ALBA MELONI STELLA NELLE MIE STANZE, si terrà il dibattito “Le donne nella Resistenza” con Nadia Pizzuti, Maria Rosa Cutrufelli, Marina Pierlorenzi e Luciana Romoli

Il documentario ha ottenuto il patrocinio del Comitato Provinciale di Roma dell’ANPI (Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia) e dell’AAMOD (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico). Vi hanno partecipato le staffette partigiane Gianna Radiconcini e Luciana “Luce” Romoli, compagne/i di partito, amiche/i di Testaccio e vicine/i di casa di Alba: in ordine di apparizione, Aldo Garzia, Emiliano Pittueo, Francesca Lojacono, Teresa Balardi, Matteo Morelli, Gabriella Spigarelli, Simonetta Sorci, Irene Ranaldi, Matilde Raspini, sen. Emanuele Macaluso, Augusto D’Alfonsi, Franco Melana, Cristina Delogu.

Nadia Pizzuti è nata a Roma da madre francese e padre italiano. Ha studiato scienze politiche e cinema ed è stata corrispondente dell’agenzia ANSA a Teheran, un’esperienza da cui ha tratto ispirazione per due libri, Mille e un giorno con gli ayatollah e il romanzo- verità Il giardino di Shahrzad, pubblicato anche in Spagna e Francia. E’ autrice o coautrice di alcuni cortometraggi, tra cui Carte false e Vicine di casa, dedicato alle donne della ex Jugoslavia. Nel 2011 ha organizzato una rassegna sulle pioniere del cinema alla Casa delle donne di Roma, poi portata in altre sedi e all’estero. L’anno successivo ha girato il documentario Amica nostra Angela, dedicato alla filosofa femminista napoletana Angela Putino. Il film è stato proiettato in diversi spazi culturali e università e in alcuni festival di cinema. Nel 2015 ha realizzato il documentario Lina Mangiacapre Artista del femminismo, su un’altra storica protagonista della scena politica e culturale napoletana. Il film è stato presentato come evento speciale in diversi festival in Italia e all’estero, tra cui “Sguardi altrove” (Milano), TGLFF (Torino), “Films de Femmes” (Créteil, Parigi), “Astradoc” (Napoli), “Mostra Internacional de Films de Dones” (Barcellona), “Festival internazionale di Cinemae Donne” (Firenze) e inoltre alla Kinothek Asta Nielsen di Francoforte e alla Woman Made Gallery di Chicago. Il suo ultimo documentario, Alba Meloni. Stella nelle mie stanze, è dedicato a una partigiana romana.

Maria Rosa Curtufelli Nata a Messina, cresciuta fra la Sicilia e Firenze, ha studiato a Bologna e ha scelto di vivere a Roma. Si è laureata in lettere presso l’Università di Bologna con una tesi sulle strutture del romanzo. Ha fondato e diretto per dodici anni “Tuttestorie”, rivista di “racconti, letture, trame di donne”. Ha curato alcune antologie di racconti e ha scritto radiodrammi per la Radio-Televisione italiana, fra cui Lontano da casa pubblicato dalla Rai-Eri (1997). Nel 1984 ha ideato e organizzato a Roma la prima fiera del libro a firma femminile; in seguito ha organizzato e tenuto laboratori di scrittura creativa. Impegnata nel movimento femminista, già a partire dai primi anni Settanta scrive diversi testi sull’emancipazione delle donne e un’inchiesta sulla domanda di prostituzione e pornografia. Con La briganta (1990) inizia a scrivere romanzi, specialmente romanzi storici, come La donna che visse per un sogno (2004), finalista al Premio Strega, ha narrato la storia degli ultimi quattro mesi di vita di Olympe de Gouges, femminista ante litteram all’epoca della Rivoluzione francese. Con D’amore e d’odio (2008) ha raccontato invece il Novecento, attraverso sette vite di donne legate tra loro da vicende familiari e scegliendo una struttura costruita su monologhi di personaggi minori che raccontano le protagoniste delle differenti storie. I bambini della Ginestra (2012) è ambientato nella nativa Sicilia. Ne Il giudice delle donne (2016) dieci maestre, capeggiate da Luisa la moglie del sindaco socialista, accolgono l’appello di Maria Montessori a chiedere il diritto al voto anche per le donne: un romanzo in cui si respira il desiderio del futuro che vorremmo. Nel 2020 pubblica il romanzo L’isola delle madri, una riflessione necessaria sui cambiamenti che il mutamento climatico e le biotecnologie riproduttive provocano nella società. Nel 2022 pubblica il romanzo storico Maria Giudice, un approfondimento sulla importante socialista attiva all’inizio del ‘900, madre di Goliarda Sapienza. E’ co-fondatrice dei “Quaderni del Centro di documentazione internazionale Alma Sabatini”, edito da Iacobelli Editore con il primo numero uscito nel 2021.

ore 18.00 Sala 1
Dopo la proiezione del film HAVA, MARYAM, AYESHA, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, si terrà il dibattito “Le donne in Afghanistan” con Sahraa Karimi e Carmen Lasorella

Sahraa Karimi, regista afghana, ha vissuto e studiato in Iran fino all’età di 16 anni. A 14 anni entra nel mondo del cinema interpretando il film Daughters of the Sun di Maryam Shahriar. Dopo la sua seconda esperienza come attrice, in White Sleep di Hamid Jebali, inizia a interessarsi più profondamente al cinema. A 17 anni Karimi emigra in Slovacchia, dove si forma all’Academy of Performing Arts di Bratislava, fino a ottenere – prima donna afghana – un PhD in cinema. Durante gli studi realizzata oltre 30 cortometraggi. In seguito dirige i documentari Afghan Women Behind the Wheel, premiato in numerosi festival internazionali e trasmesso da Arte France e BBC; Parlika – A Woman in the Land of Men.
Il suo lungometraggio d’esordio, Hava, Maryam, Ayesha, tra i primi film indipendenti del cinema afghano, partecipa in concorso nella sezione Orizzonti alla 76^ Mostra di Venezia, è premiato al Los Angeles Asian Film Festival e al Dhaka International Film Festival, ed è scelto dall’Afghanistan come candidato alla corsa agli Oscar. Nel 2019 Karimi è inoltre la prima donna nella storia dell’Afghanistan nominata Direttrice Generale dell’Afghan Film Organization.
“Vi scrivo col cuore a pezzi e con la profonda speranza che possiate unirvi a me nel proteggere il mio bellissimo popolo, specialmente i cineasti, dai Talebani”.
Con queste parole, il 13 agosto 2021, la regista iniziava la sua accorata lettera aperta rivolta alla comunità cinematografica internazionale. Due giorni dopo, il 15 agosto, riusciva a fuggire fortunosamente dal suo paese occupato militarmente dai militari talebani. Oggi assume l’incarico di visiting professor per l’anno accademico 2021/2022 al Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale di Cinema dove terrà un corso interdisciplinare di innovative storytelling in lingua inglese.
https://www.raicultura.it/cinema/articoli/2021/10/La-regista-afgana-Sahraa-Karimi-docente-a-Roma-502cc87f-f38b-49d1-a7b0-5c9c9de3bdcf.html

Carmen Lasorella Nata a Matera il 28 febbraio del 1955, è una giornalista e conduttrice italiana. Laureata in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, ha iniziato la sua carriera scrivendo per il quotidiano di politica Il Globo, mentre si è occupata di economia, politica e cultura presso Radiocor e ANSA. Nel 1987 approda in Rai.  Qui, le viene affidata la conduzione del Tg2 delle 13:00, una delle più viste sulle reti Rai. Per 10 anni è stata, inoltre, inviata di guerra. Nel 1995, proprio durante una delle sue spedizioni in Somalia, rimane vittima di un agguato dove sopravvive miracolosamente. Negli anni, continua a scrivere reportage sulle crisi in Africa, Medio Oriente, Asia e America Latina. Nel 1996 riceve la nomina a vicedirettrice e responsabile delle relazioni esterne Rai, per la quale continua a essere autrice di programmi tv, sia su Rai 1 che su Rai 2. Qui, ricordiamo: Politistrojka, Rinascimento – la fabbrica del futuro, Tg2 Dossier Notte, Contro l’Aids, Per l’Europa, Cliché, La sfida di Hong Kong, I laghi del sangue, Il sogno di Abramo, PrimaDonna Visite a domicilio. Dal 1999 al 2003 è stata inviata a Berlino, mentre dal 2008 al 2012 è stata direttrice generale ed editoriale di San Marino RTV. Il 24 aprile 2013 è stata nominata presidente di RaiNet.  Oggi, Carmen Lasorella si dedica a pieno alla scrittura. Il suo ultimo libro, Verde e Zafferano, è: “Un esperimento di corrispondenza virtuale, grazie al web, che racconta in tempo reale la protesta dei monaci buddisti contro la dittatura, ripercorrendo anche il lungo incontro avuto con la leader birmana, Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace”.
https://alphabetcity.it/2021/01/22/chi-e-carmen-lasorella-tutto-sulla-giornalista/

LUNEDÌ 25 APRILE

ore 18.30 Sala 1 Cerimonia di chiusura
e Premiazione dei Film Vincitori con le quattro Giurie del Festival

Condividi: